Demagogia granaria
I. — Una piccola confessione. Mentre i colleghi del Co-
mitato di studi tecnici ed economici (che è un’ opportuna e-
manazione della Federazione italiana dei consorzi agrari) di-
seutevano, in Firenze, il 16 luglio 1920, un ordine del giorno
sulla questione granaria, io sentivo serpeggiare in me quel-
l’ amarissimo scetticismo che, in questo scorcio di tempo, mi
rende così restio a prendere la penna.
Noi ci richiamiamo a dati di fatto, a leggi economiche
elementari. Sembrava che ormai gli uni e le altre fossero per
sempre acquisiti nel campo delle verità: Ebbene no, si torna
a disconoscere tutto. Come mai ciò avviene?
Non credo che l’ignoranza dell’ economia vi abbia la
parte principale. La parte principale è dovuta, secondo me,
a quell’ indirizzo politico che chiamiamo demagogico. Le masse-
ignare e sempliciste fanno certe diagnosi ed hanno certe esi-
genze. I governi cercano di ammansirle ed i partiti politici,
specie quelli che si basano sopra i grossi numeri, cercano di
tirarle dalla loro mettendosi artificialmente dal punto di vista
delle masse stesse. 1 provvedimenti minacciati, come quello
sopra l’ estensione dei cereali, non conterebbero per ciò che
(1) Pubblicato nel Giornale di Agricoltura della Domenica, 8 agosto 1920, — A
spiegare lo stato d’animo che l’autore confessa nelle prime righe si richiama alla
memoria del lettore che non eravamo ancora usciti dai tempi in cui le masse la-
voratrici manifatturiere e in parte anche agrarie sembravano ubriacate da certe
frasi praticamente vuote di senso (ad es. « dittatura del proletariato ») e i nostri
Governi avevano quasi smarrito la coscienza dell’ autorità dello Stato e della legge
e chiedevano di vivere giorno per giorno gettando a mare, per alleggerire la barca,
molte di quelle cose che a noi sembravano sacre ed eterne.