LE SOVRIMPOSTE SULLA TERRA E LA LORO MISURA 235
e ai comuni L. 15,11. Ma le quote comunali apparirebbero
ben più iperboliche, se invece di procedere per medie regio-
nali ricorressimo ai dati concreti dei comuni.
Stavano così le cose quando un bel giorno, nel febbraio
1923, l’on. De Stefani ha messo il catenaccio contro ogni ul-
teriore aumento delle sovrimposte. Ma la gioia dei contri-
buenti rurali fu assai pallida. Incombeva già sopra di essi un
decreto di un mese avanti, quello della nuova imposta sul
reddito agrario dei conducenti le terre in economia o col si-
stema di mezzadria, ecc.
È da aggiungere che nei confronti suscitatisi fra.le so-
vrimposte locali e le vecchie e nuove o temute imposte sta-
tali, queste ultime non a tutti sono apparse le preferibili. Il
catenaccio ha troncato, è vero, ulteriori sperequazioni e, in
certi casi, l’inacerbirsi di vere confische. Ma si è anche rile-
vato: primo, che lo Stato prendeva per ispendere per tutto
il paese quelle somme che altrimenti i comuni e le provincie
avrebbero speso proprio sul posto ; secondo, che agli enti lo-
cali non si interdiceva punto di rifarsi del catenaccio con ina-
sprimenti di altri balzelli, diretti o indiretti, che in tanta
parte del nostro paese finiscono col ricadere sempre sulla ric-
chezza ivi predominante, la rurale, che resta così doppiamente
colpita.
Il catenaccio non può prendersi che come una battuta
d’ aspetto.
Fra ciò che inevitabilmente dovrà seguire (riordinamento
del sistema tributario locale e norme per la riduzione, spe-
cialmente mediante consorzi intercomunali, delle spese ecces-
sive o inutili soprattutto dei comuni minori) io mi fermo a
indicare la necessità, più che la convenienza, di coordinare la
sovrimposta sulla terra non solo coll’ imposta erariale ma an-
che con gli altri tributi che cadono sul reddito del capitale
fondiario e del capitale agrario. Bisogna che la sovrimposta,
nei comuni e nelle provincie, in cui ha audacemente oltre-
passato una certa misura (e la statistica è là pronta ad indi-
carla), regredisca. Senza di questo, sarà invece Vl’ agricoltura
che in molti luoghi regredirà e sarà lo Stato che dovrà ti-
rarsi indietro per cedere il passo agli enti locali.
Del regresso agricolo basti come indice il frequente fe-
nomeno che si avvera sopra tutto nelle zone alpestri. Non
pochi piccoli proprietari coltivatori, ad esempio nel Piemonte.