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emigrazione ha trovato sbocchi sufficienti per 300-400 mila emi-
granti all’anno, proporzione non molto lontana da quella dell’emi-
grazione prebellica che si svolgeva in pienissima libertà.
La politica italiana dell’emigrazione ha sicuramente affron-
tato le nuove responsabilità e ne ha anzi approfittato per perfe-
zionare l’organo e i mezzi della sua azione. Questa oggi si svolge
secondo un piano complesso e coordinato che comprende:
1°) informazione del candidato all’espatrio mercè la dif-
fusione di pubblicazioni e notizie sin nel paese di origine e inizia-
tive tendenti alla selezione dell’emigrante mediante la preparazione
integrale, morale, culturale e professionale imperniata sulle Cat-
tedre ambulanti dell’emigrazione e sulle scuole professionali per
candidati all’espatrio;
20) inchiesta permanente delle condizioni dei mercati di
lavoro per trovare all’estero sbocchi aperti e convenienti alla
emigrazione;
3°) bonifica e assistenza economica, morale, sanitaria nei
porti di imbarco, alle frontiere, durante il viaggio e all’arrivo;
4°) opera di collocamento all’estero e di valorizzazione eco-
nomica a mezzo di contratti di lavoro implicanti un equo tratta-
mento;
5°) studi e iniziative di colonizzazione e di credito all’emi-
grazione per il collocamento all’estero di gruppi economicamente e
tecnicamente organizzati di lavoratori ;
6°) azione diplomatica per la preparazione all’estero di un
ambiente propizio all’impiego più utile della mano d’opera, mercè
la stipulazione di accordi e trattati bilaterali di emigrazione e
lavoro e la preparazione di analoghi accordi plurilaterali con l’at-
tivo intervento nell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e
l’iniziativa di Conferenze intergovernative;
7°) azione per seguire la vita delle collettività italiane al-
l’estero e mantener viva reciproca solidarietà fra loro e la madre
patria.
Se già prima era evidente per chiari segni, dopo la guerra si è
fatta indilazionabile la necessità di rendere la nostra mano d’opera