E L’AGRICOLTURA ITALIANA {1 1851, la Relazione per la Lombardia (1882) della nuova inchiesta e la Relazione finale dell’inchiesta stessa e si avrà la prova che tutto è sottoposto, quasi matematicamente, ad un comune denominatore. Sempre, pur che la diversa am- piezza dell’oggetto di esame non esigesse diversamente, le medesime questioni e con il medesimo ordine di successio- ne e non di rado anche con la medesima forma, con alcune frasi ripetute e ricorrenti. A proposito, anzi, della ripetizione e ricorrenza delle frasi (lo Jacini, per citare un caso, termina coll’identica frase la relazione sulla Lombardia e la Relazione finale, s'intende, nell’inchiesta del 1877), mi è capitato di notare che un altro illustre lombardo, il Manzoni, il quale non manca, nella propria psicologia, di certi punti comuni col nostro, anche lui si serve molto spesso di certe frasi o pa- role (si veda quante decine di volte egli, nel romanzo, ado- pera la parola birbone). "Tutto ciò che avviene, anche le cose in apparenza minuscole, ha la sua ragione. In que- sto caso la ragione probabilmente sarà che, negli scrittori sinceri e vivi, esiste sempre una perfetta aderenza o corri- spondenza o, meglio ancora, compenetrazione fra la parola e l’idea ed essi o non si accorgono delle ripetizioni verbali o non si curano troppo di variare la parola che spontanea e fedele rispunta insieme coll’idea. VIII, Se l’inchiesta agraria del 1877 è bene riuscita si deve più che alla maniera -del suo ordinamento alla capacità e all’opera del suo presidente e relatore regionale (per la Lombardia) e generale. - Quale fu l’ordinamento che nel 1877 si dovè adottare e quale quello che lo Jacini avrebbe preferito. - Confronti coll’ordinamen- to adottato, trent’anni dopo, per l’inchiesta parlamentare sui con- tadini dell’Italia meridionale e della Sicilia. Una conseguenza molto evidente si ricava da quel- lo che ho detto nel precedente paragrafo: che se lin- chiesta del 1877 è riuscita in modo più che soddisfacente — a considerarla nel complesso —, questo si deve in parte molto preminente a colui che non solo la presiedette, ma ne fu, nei limiti del possibile, l’ordinatore, sempre l’anima- tore e ripetutamente, come sappiamo, il relatore. Questa conseguenza è molto importante per rispetto al XX