Full text: Economia rurale e politica rurale in Italia

L'IMPOSTA FONDIARIA E IL NUOVO ESTIMO 231 
« Ma come tireremo avanti se dovremo pagare un’imposta 
fondiaria erariale maggiore quattro o cinque volte di prima? » 
Ho l’impressione che non tutti gli agricoltori si propon- 
gano bene il quesito. Mi pare che si guardi troppo mececani- 
camente al mezzo tecnico di determinare l’ imposta. Il mini- 
stro può ottenere la somma o il gettito che si proporrà se- 
oguendo mezzi fecnici opposti o combinandoli variamente fra 
loro. Può rinunziare alla tanto temuta rivalutazione in carta 
e accrescere l’aliquota, come può rivalutare in carta e abbas- 
sare l’ aliquota. Coll’uno o coll’altro criterio si può ottenere 
l’effetto finale di essere tassatori feroci ovvero temperati. 
Ciò che conta, in breve, non è il mezzo, è la volontà 
del ministro in quanto si proponga di ottenere un aumento 
fiscale al disopra dei 150 milioni che nel 1922 ha gettato l’im- 
posta fondiaria erariale ovvero si accontenti, come gli agri- 
coltori desiderano, di seguitare a riscuotere gli accennati cento 
cinquanta milioni. 
L’on. De Stefani, il quale sa certo quel che dice, ha 
dichiarato di volere procedere « con un criterio della più be- 
nevole moderazione » Gli agricoltori, dunque, non lavorino 
di fantasia e tengano più conto della volontà espressa dal 
ministro che non dei mezzi tecnici che si adotteranno. 
Ma tutti sanno che l’imposta fondiaria erariale è una 
modesta cifra — il sesto nel 1922 — in confronto della so- 
vrimposta fondiaria dei comuni e delle provincie. L’aggravio 
insopportabile, come dicono gli agricoltori, lo scandalo è con- 
sistito sinora nelle sovrimposte. Come è noto, il ministro delle 
finanze, nel gennaio 1923, ha applicato il catenaccio contro 
ogni aumento delle sovrimposte stesse ed ha già fatto altre 
lusinghiere promesse per il regime futuro. 
Ora, poichè ciò che conta è l’ aggravio complessivo del- 
l’agricoltura, è evidente che non si può concludere sull’ im- 
posta fondiaria e sui limiti e misura che le darà lo Stato per 
suo conto, se non si conosce delle sovrimposte locali e della 
loro altezza e distribuzione nel presente e di ciò soprattutto 
che loro riserba il prossimo futuro.
	        
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