236 KE LA LORO MISURA LE SOVRIMPOSTE SULLA TERRA
abbandonano quella proprietà a cui pure erano legati da un
atavico e mistico vincolo d’ amore, e l’ abbandonano proprio
perchè la sovrimposta locale confisca loro l’intero reddito.
Non pochi di questi piecoli proprietari, specie piemontesi, pas-
sano in Francia, e restano acquisiti forse per sempre in quel-
l’ agricoltura, così povera di braccia.
Ma tutto questo che sono venuto dicendo sarebbe fan-
tastico se fosse vero, come sostiene il prof. Cabiati (Stampa,
16 dicembre 1923), che l’ onere reale dei proprietari di terreni
è diminuito del 70 per 100 fra il 1913-14 e il 1922-23. Ma
l’egregio economista non considera che la non molto elevata
imposta erariale e si rifiuta di considerare pure la sovrim-
posta, che è 6 volte maggiore della prima (1922), per la bella
ragione che... preesisteva alla guerra. Occorre proprio confu-
tare? Se in realtà si tiene conto pure delle sovrimposte l’onere
reale dei proprietari sarebbe sceso solo del 16 per 100. Se
poi, come è doveroso, si aggiungono man mano tutti gli altri
nuovi e vecchi carichi gravanti sulle proprietà terriere e sugli
agricoltori, allora l’ onere non discende ma sale e sale in una
ragione ben più forte che la svalutazione della moneta (1).
(1) Il prof. Cabiati mi ha risposto, pure nella Stampa, con un interessante ar-
ticolo, in cui egli sgrana una serie di questioni, alcune delle quali, in verità — non
riguardano troppo quello che ho scritto o che, almeno, avevo l’intenzione di sceri-
vere. Ma nella vera questione che io ho proposto e che per me è essenziale (che
per valutare l’aggravio diretto dei proprietari terrieri bisogna considerare pure le
enormi sovrimposte delle provincie e dei comuni) ora si accosta — mi pare — al
mio punto di vista, anche perchè « la spiegazione (dell’omissione da lui fatta) por-
terebbe per le lunghe ».