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metà del secolo XIX, quando una crisi era piú
disastrosa di un’epidemia. Dopo il 1890 le oscil-
lazioni nel numero dei matrimoni sono insigni-
ficanti. Solo nel 1896 il periodo di prosperitá
li fa crescere. La mortalitá minima si riscontra
nel 1894, in un momento di arresto di aliar i. La
criminalitá diminuisce regolarmente; aumenta nel
1888 e nel 1897 in anni di affari buoni, e le crisi
del 1890, del 1901 e del 1907 non riescono ad
arréstame la discesa. In generale le fasi sfavo-
revoli dei cicli industriali non esercitano piú
sulle classi operaie gli effetti dannosi di una
volta, ad onta che il fenómeno della disoccupa-
zione non accenni affatto a scomparire. II che si
s piega facilmente con la maggiore stabilità nei
prezzi delle derrate alimentan, con 1’ aumento
delle merced i, che lasciano sempre un certo mar
gine al di là delle soddisfazioni piú urgent! ed
indispensabili e soprattutto col diffbndersi delle
associazioni operaie, le quali, concedendo sussidi
ai disoccupati, fissando i salar! per mezzo di
contratti collettivi meno variabili e resistendo
contro il ribasso delle merced! in tempo di de-
pressione, fanno in modo che scompaiano alcune
delle conseguenze social! piú disastrose delle
crisi industriali. Rimane, però, sempre, come con-
seguenza inevitabile di ogni crisi, l’aumento gran
dissime dei disoccupati, che si manifesta anche
negli anni a noi piú prossimi: basti dire che la
proporzione degli operai organizzati privi di la-
vero, nelle industrie meccaniche, metallurgiche
e delle costruzioni naval!, sale, dopo la crisi del
1890, a li. 4 per cento nel 1893 e a 11.2 nel
1894 e, dopo la crisi del 1907.a 12.5 nel 1908